25-09-2022

Storia


Non fu Skorzenj a liberare Mussolini

Liberare Mussolini
Non fu Skorzenj a liberare Mussolini

Dopo cinque anni la verità su Campo Imperatore

Di fatti nel giornale romano “Momento – Sera” 3 agosto 1948 a pagina 8 viene pubblicato il resoconto a firma Domenico Pascal e che ritengo utile riportare integralmente.

L’episodio è stato poi strombazzato ai fini propagandistici in Germania come

“IMPRESA D’AUDACIA LEGGENDARIA COMPIUTA DALLE SS”

per spiegare l’arruolamento volontario nelle loro file.

 

NON FU SKORZENJ A LIBERARE MUSSOLINI

Quando il dittatore vide i tedeschi, esclamò: “Bravi, avete fatto una bella manovra”. Gli chiesero di fotografarlo: rispose emozionato: “Fate di me quello che volete”.

Si è avuta notizia che l’ex capitano della S.S. Skorzeny colui che è universalmente noto come il liberatore di Mussolini da Campo Imperatore, si riuscito a liberare se stesso da un da un campo di concentramento in Germania di prigionieri di guerra tedeschi nome di Skorzeny torna a galla in un momento in cui i servizi segreti americani avrebbero stabilito che nell’impresa che lo rese celebre, egli non avrebbe che una parte molto modesta e che invece il vero liberatore sarebbe stato un maggiore dell’aviazione tedesca, certo Otto Harold Mors.

Hitler, su consiglio di Goebbels, volle creare la favola è un capitano delle S.S. capace di fare un gesto leggendario, non solo per mostrare dinanzi al mondo che gli uomini delle S.S. erano pronti a qualsiasi audacia, ma anche al fine, un po’ più prosaico, di spiegare innanzi il reclutamento volontario nelle loro file. Infatti l’indomani della liberazione del dittatore fascista, Goebbels lanciò per radio l’appello: “Le S.S. hanno liberato Mussolini. Arruolatevi nelle S.S.”.

Subito Hitler nominava Skorzeny cavaliere della croce di ferro allo scopo di galvanizzare gli appartenenti alle S.S. – uomini della Luftwaffe che avevano preso parte attiva alla spedizione, erano furibondi, e il giorno in cui il capitano Skorzeny ricevette la decorazione, in un accampamento sulle rive del lago di Nemi, a stento si riuscì ad evitare un vero tumulto. Per me messa a tacere la cosa il maggiore Otto Mors ricevette le insegne della Croce di Ferro. Oggi è proprio il maggiore Mors che rivendica, sulla testimonianza dei documenti forniti dai servizi segreti americani, la parte essenziale avviata dagli uomini della Luftwaffe nell’avventurosa spedizione, Skorzeny non sarebbe che un millantatore che avrebbe tratto profitto dalla propaganda fatta attorno al suo nome da Gobels. L’ex ufficiale della Luftwaffe collabora a sfatare l’agenda con la pubblicazione delle sue memorie che vanno sotto titolo “scritte per la storia privata”. Sfogliando queste apprende la verità sul rapimento di Mussolini avvenuto al Sasso, il 12 settembre 1943. 

Quando Mussolini fu portato via da Roma, dopo il 25 luglio Hitler diede ordine al generale von Student di tenersi pronto per l’eventualità di un colpo di forza, destinato a liberare il dittatore. Von Student che comandava il corpo dei paracadutisti sul fronte italiano domandò carta bianca a Hitler, ed ottenuto libertà di movimenti, studiò la possibilità di far evadere il prigioniero per le vie dell’aria. Ma prima condizione era quella di sapere dove fosse stato nascosto Mussolini; è a questo punto che interviene Skorzeny, il quale con la massima rapidità seguira Mussolini attraverso le sue varie tappe, fino a scoprire che si trovava rinchiuso nell’albergo Campo Imperatore. Appurato il luogo di prigionia, von Student incaricò il maggiore Mors che allora sui monti albani comandava un battaglione di paracadutisti, di studiare ed eseguire l’operazione. Il maggiore Mors sorvolò tre volte l’obbiettivo, e venne alla conclusione che una semplice discesa di paracadutisti avrebbe potuto incontrare resistenza dei difensori e dei guardiani. Fu così che fece approvare il progetto secondo lui un colonna di autoblindo che dirigeva personalmente avrebbe comandato, avrebbe forzato le difese poco a valle e una volte neutralizzatele, i paracadutisti, con azione perfettamente da sincronizzare, avrebbe tentato di impadronirsi di Campo Imperatore. Von Student diede la sua approvazione al progetto, e fu stabilito il 15 settembre, come data d’esecuzione. Ma essendo sopravvenuto l’8 settembre, Hitler venne informato che l’art. 7 dell’atto di capitolazione imponeva all’Italia la consegna di Mussolini agli anglo-americani; in conseguenza fu ordinato di anticipare l’operazione.

Skorzeny a questo punto domandò a Mors di far parte della spedizione; il maggiore Mors non volle opporsi, ma stabili per iscritto la precisa condizione che il capitano delle S.S. dovesse considerarsi suo subordinato, e che i 70 uomini dell’autoblindo dovessero essere comandati dal suo aiutante Berpetsch sottotenente della Luftwaffe, e che egli personalmente avrebbe comandato i 72 paracadutisti. Von Student acconsentì, e anzi tenne a precisare che Skorzeny avrebbe avuto una missione politica preso il Duce, e che perciò sarebbe intervenuto ad operazione ultimata.

Infatti egli era stato incaricato di accompagnare Mussolini da Hitler, una volta liberato. Siccome il tempo stringeva venne deciso di effettuare l’operazione per il giorno 12 alle 2 del pomeriggio. Von Student personalmente consegnò a Mors una lettera, nella quale c’erano tracciate le “istruzioni supreme ed era ricordata la grande importanza che Hitler annetteva a colpo di mano.”

Secondo il piano prestabilito, la colonna motorizzata si mise in marcia alle tre del mattino; essa era formata da quattro sezioni, di cui una di autoblindo, una semovente, una di fanteria motorizzata e una di artiglieria leggera. Nessun incidente di rilievo turbò la marcia che tuttavia dovette effettuarsi attraverso la città e paesi in rivolta in seguito all’armistizio dell’8 settembre. Tutto procedette secondo quanto stabilito, e infatti alle ore 13,40 si principiò lo sfondamento delle poche e rudimentali difese poste a valle del Gran Sasso, e alle ore 14 precise la via era libera e si poteva effettuare a tutta velocità la scalata. Proprio in quello stesso momento si vedeva nel cielo il primo aliante. Alle 14,18 il maggiore Mors era arrivato dinnanzi alla spianata di Campo Imperatore mentre dal Fieseler, pilotato dal tenente Heidenreich, usciva il capitano Skorzeny “Vidi che tutti i difensori restavano immobili con le mani in alto”, racconta il maggiore Mors. “Allora senza perdere un attimo mi precipitai dentro l’edificio, e nel corridoio incontrai Mussolini che usciva dalla sua camera. Egli mi disse testualmente: bravi, tutto si è svolto come in una manovra. Vidi in lui un uomo finito. Aveva indosso un vestito blu scuro sgualcito, e la barba lunga. Eppure avrebbe potuto sbarbarsi. Il fatto era ch’egli aveva perduto ogni energia morale. Quando gli dissi che avevamo bisogno di fotografarlo, rispose emozionato: fate di me ciò che volete.

Passarono pochi minuti, e prese posto nel Fieseler con Skorzeny. Al primo tentativo di volo, l’apparecchio non riuscì e vi fu un momento drammatico, quando parve che stesse per capovolgersi. Riportato l’apparecchio sulla pista Mussolini chiede di scendere. Era ancora più pallido. Bevve un sorso di caffè da un termos, poi riprese posto nell’apparecchio che questa volta si librò dolcemente e cominciò a planare nell’ampia vallata Skorzeny non lasciò più Mussolini fin quando non l’ebbe consegnato a Hitler. Poi andò da Goebbels, e fece un suo racconto del colpo di mano. Skorzeny, atletico, biondissimo, colossale, e considerato dalle riviste in rotocalco della propaganda del Reich come il prototipo dello ariano perfetto. L’avventura di Campo Imperatore servì al maggiore Otto Harold Mors che, attentamente, dirige una scuola di ballo, pare abbia ristabilito la verità.

F.to Domenico Pascal

N.B.: - al centro dell’articolo si nota una foto di Mussolini, con cappotto e cappello, con la seguente didascalia: “Mussolini    apparve ai sui liberatori come un uomo finito. La barba lunga, il volto disfatto. Aveva perduto ogni energia”. 

 

 


Trascritto Edoardo Zucca


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