23-04-2023

Storia


L’INTERNAMENTO DEI SETTEMILA CARABINIERI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

- Le Ragioni di una Deportazione -
L’INTERNAMENTO DEI SETTEMILA CARABINIERI  NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

        Fin dalle origini della fondazione del Corpo dei Carabinieri Reali nel 1814 i compiti istituzionali avevano previsto le funzioni informative per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale. Questa funzione fu una delle cause dei successivi, tragici avvenimenti.

Infatti, per poter iniziare a parlare della prima deportazione di massa dei Carabinieri, avvenuta il 7 ottobre 1943, bisogna fare una premessa: le attività di spionaggio tedesco in Italia non sono iniziate l’8 settembre 1943, ma molto tempo prima ([1]come spiega Carlo Gentile in “Intelligence e repressione politica” - Appunti per la storia del servizio di informazione SD*-  

in Italia 1940 -1945.”” ([2] Maria Gabriella Pasqualini nella: “Opera di controspionaggio dell’Arma dei Carabinieri dopo l’8 settembre 1943”). L’Arma dei Carabinieri, essendo un organismo militare con compiti di polizia dislocato in tutto il territorio nazionale, con una conoscenza approfondita del territorio e della popolazione, era quindi ben organizzata per la raccolta capillare di informazioni.

Tra gli aspetti forse meno noti, ma sintomatici del difficile rapporto tra il nostro paese e la Germania negli anni di guerra, è quello che l’attività dei servizi di informazione tedeschi iniziò assai prima del settembre 1943. L’Ufficio VI E, il ramo del Servizio di sicurezza delle famigerate SS che si occupava istituzionalmente della difesa ideologica e concreta del nazismo anche nei paesi stranieri, con una forza presumibile di circa 6500 uomini, tutti altamente istruiti e addestrati sotto il nome SD, iniziò a operare in Italia nel 1939. Questo modo di agire verso un alleato come l’Italia fascista alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale, costituiva una clamorosa violazione dei rapporti di fiducia tra i due paesi che nel caso fosse stato scoperto, avrebbe senz’altro portare gravi conseguenze sul piano diplomatico.

Herbert Kappler come primo incarico nelle SS fu designato quale esperto criminologo. Promosso capitano, nel 1939 fu inviato a Roma a prestare servizio come attaché presso l'ambasciata tedesca di Villa Wolkonsky, con il compito di spionaggio nei confronti della polizia italiana. 

Tuttavia, nell’ottobre dello stesso anno, rientrò in Germania dopo che “il comportamento maldestro” di alcuni suoi collaboratori aveva reso inopportuna la sua permanenza. 

Buona parte degli agenti tedeschi in Italia utilizzava come copertura l’attività giornalistica, che permetteva una ampia libertà di movimento e di azione. Nominato maggiore nel 1942 e tenente colonnello l'anno successivo, assunse il comando dell’ufficio SD a Roma ponendo di fatto sotto il proprio controllo anche la polizia fascista.

Kappler nella sua permanenza in Italia fu accurato osservatore del comportamento delle forze armate in generale e probabilmente pose la sua attenzione particolare sull’Arma, considerata già da allora con sospetto.

Il bisogno di approfondire la conoscenza dei Carabinieri, lo portò a studiare la loro origine storica e i valori etici di riferimento. Gli uffici romani dell’SD in questa fase di studio vennero probabilmente a conoscenza del malumore all’interno del governo italiano ben prima del venticinque luglio. È lecito pensare che tale attività fosse iniziata già dal maggio del 1943, non dimentichiamo che l’SD elargì ingenti somme ai vari delatori, molti dei quali non lo fecero per convincimento ideologico ma appunto per denaro. Questa osservazione si evince dagli scritti del Prof. Carlo Gentile. Chiaramente dopo il 25 luglio, i tedeschi hanno ancora la speranza che l’Italia continui a far parte dell’Asse. Anche qui si presume che tutto questo non sia una realtà assoluta ed univoca, perché le attività dei servizi d’informazioni si erano intensificate ai primi segnali di contrasti interni al governo.

Il Capo dell’SD della Capitale inizia già dal 25 luglio del 1943 la ricerca del Duce fatto arrestare dal Re. Ecco perché i continui spostamenti di Mussolini dai luoghi di custodia (Caserma Podgora – Scuola Allievi CC RR – Isola di Ponza – La Maddalena ed infine il Gran Sasso). Dopo la sua liberazione avvenuta il 12 settembre 1943, scriverà il 10 ottobre 1943 una lettera alla sua amante Clara Petacci, spiegandole tutto l’accaduto. ([3] dal 10 ottobre 1943 al 18 aprile 1945 ne scriverà 318 nella prima lettera affermerà

 “” I carabinieri sono stati dovunque lo strumento raffinato e crudele del regime badogliesco. Dopo l’assassinio di Muti, il sano popolo li odia. Io li ho disarmati e concentrati per una severa selezione: non hanno opposto la minima resistenza. “

” nella sesta “” Tu dimentichi che io sono praticamente inesistente. Che la mia autorità è nulla. Il mio potere, zero. Questo lo dimentica, anche tua sorella, la quale crede che io possa aprire o far aprire un cassetto, senza procedura di sorta. Tutto ciò non può essere fatto che da un tedesco, al quale io non posso dare ordini, ma semplicemente raccomandazioni. E l’ho fatto.”

“La liberazione di Mussolini non è stata il prodotto di un assalto delle truppe tedesche come asserito dal maggiore Otto Skorzeny, bensì il risultato di un accordo ad alto livello tra le forze occupanti ed il governatorato della città di Roma. Infatti, come descrive dettagliatamente in una sua relazione al Gen. Caruso il M.llo Magg. CC.RR. Osvaldo Antichi, responsabile della custodia di Mussolini: “se avessimo avuto l’ordine di non rilasciare Mussolini i tedeschi non lo avrebbero mai liberato”.

In relazione all’8 settembre 1943, (armistizio firmato il 3 settembre 1943) è lecito pensare che l’SD ne fosse già a conoscenza, anche perché se i tedeschi avessero avuto le informazioni solo dalla radio nazionale, risulterebbe incomprensibile la velocità con cui occuperanno la capitale. 

L’Arma dei Carabinieri collaborò in modo incisivo alla liberazione del territorio italiano dopo l’8 settembre su vari piani operativi: dall’intelligence attuata nella struttura dell’Ufficio ’I’ (Ufficio Informazioni), del Comando Supremo e poi del Regio Esercito, a quegli elementi che fecero parte di altre compagini della Resistenza e che riuscirono a vincere, seppur con molte dolorose perdite, il nazifascismo.

Ricordiamo anche coloro che, operando ufficialmente in strutture nemiche (il Servizio Informazioni Difesa della RSI, SID), furono ‘talpe’ utilissime per i colleghi del Servizio Informazioni Militari (SIM) del Governo Badoglio. 

Questi operatori non erano solamente inquadrati nel SID, ma le indicazioni emanate vennero date anche ai Carabinieri dei vari reparti a cui si era chiesto di far parte della RSI, “come quinta colonna”.

La richiesta di passare sotto l’egida della RSI fu fatta a molti militari rimasti al nord oltreché per tutelare la popolazione, per segnalare ai reparti partigiani dell’Arma i movimenti della nuova polizia ribattezzata Guardia Nazionale Repubblicana.

Anche tra le file dell’Arma che prestava servizio in divisa istituzionale e tra coloro che al nord svolgevano servizio con la divisa della G.N.R. si crearono dei fraintendimenti ed equivoci che gli addetti ai lavori possono comprendere, ma la resistenza spesso spontanea e non organizzata organicamente può non aver compreso nella sua complessità.

In questo confuso periodo storico il “travaso” dalle o per le file “nemiche” è estremamente agevole e spontaneo. 

In questi anni difficili, anche la criminalità comune infiltrandosi nelle file fasciste e della resistenza per propri fini, ha contribuito non poco alla confusione generale.

Per poter illustrare meglio le preoccupazioni del Ten. Col. Kappler, riportiamo due episodi bellici avvenuti in terra d’Africa, che hanno visto come protagonisti due reparti dell’Arma dei Carabinieri.

La Battaglia Culqualber 21 novembre 1941 dove il reparto aveva combattuto fino all’ultimo uomo, tutti morti.

 La battaglia di Eluet El Asel a Lamluda 19 dicembre 1941 che per poter far defluire l’esercito italo tedesco ed evitare lo scontro frontale, dove il 28 dicembre 1941 Radio Londra dirà: rendendo onore ai Carabinieri Paracadutisti affermando che si erano "battuti come leoni e che mai, prima di allora i reparti britannici avevano incontrato così accanita resistenza"

IL 9 settembre avvennero alcuni episodi di resistenza a Napoli dove con la popolazione partenopea parteciparono alcuni reparti dei CC.RR. All’ingresso nella città eterna i tedeschi trovano forti resistenze alla Magliana, dove un Battaglio della Scuola Allievi CC.RR., ferma l’avanzata per diverso tempo. A Monte Rotondo sede campale dello S.M.R.E. la mattina del 9 settembre 1943 vengono paracadutati ottocento parà, élite dell’esercito tedesco, con l’ordine di arrestare tutto lo Stato Maggiore. Dopo una acceso scontro con una compagnia CC RR. S.M.R.E., che aveva l’ordine di vigilare sul palazzo, e durata fino alla fine delle munizioni dei difensori, con la perdita di un terzo della loro forza degli attaccanti, scoprono che non vi era nessun Generale al suo interno. Il personale era infatti rientrato a Roma la sera precedente. Alla richiesta di spiegazione del perché di quella accanita resistenza, la semplice risposta fu: “avevamo l’ordine di difendere il palazzo”. 

Herbert Kappler considerati questi episodi ed altri meno eclatanti, scrisse al suo capo Ernst Kaltenbrunner, verso la fine di settembre del 1943 chiedendo di poter deportare i Carabinieri e altri prima di iniziare il rastrellamento degli Ebrei al ghetto. Kaltenbrunner risponderà l’11 ottobre 1943 cinque giorni dopo la deportazione di massa dei CC RR del 7 ottobre 1943 comunicando imperativamente:

“A Kappler. 

L'eliminazione immediata e completa del giudaismo in Italia è nel particolare interesse dell'attuale situazione politica interna e della sicurezza generale in Italia. Rimandare l'evacuazione degli ebrei a dopo che i Carabinieri e gli ufficiali italiani delle forze armate siano stati trasportati via non può essere presa in considerazione così come il citato reclutamento di ebrei in Italia per un possibile trasporto da parte delle autorità italiane. Più lunga è l'attesa, più senza dubbio gli ebrei avranno l'opportunità di elaborare misure di evacuazione. Nel caso di italiani favorevoli agli ebrei, spostare il loro luogo di residenza. (18 lettere illeggibili) L'Italia è incaricata di eseguire gli ordini delle RFSS. Ordine di avviare l'evacuazione degli ebrei senza ulteriori indugi”.

Una seconda deportazione di massa dei CC RR, sempre svolta con l’inganno, avviene il 5 agosto del 1944 a Torino e Milano, e conclusa l’8 agosto con loro deportazione unitaria da Milano. 

Anche in questa occasione i deportati furono almeno 2500. 

Ricordiamo inoltre che chi non accettò il passaggio all’esercito tedesco e/o fascista venne deportato fin dal nove settembre 1943. I più fortunati venivano inviati nei lager gli altri semplicemente eliminati.

Come evidenzia il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, nell’introduzione del libro “Il Carabiniere visto dagli scrittori italiani”, i deportati dell’Arma dei Carabinieri furono complessivamente circa settemila.

Il comando tedesco ebbe il forte timore di dover affrontare in campo aperto l’Arma dei Carabinieri e la loro ferrea determinazione nel voler difendere la patria. Questo costituì un’ulteriore fronte, benché interno, dagli esiti assolutamente non prevedibili. 

In onore di questi uomini, che non rientrarono più presso le proprie famiglie, l’Associazione Nazionale Carabinieri ha realizzato un sito web www.tacerenoneundovere.it dove si possono cercare i propri congiunti dispersi.


 
[1]      Carlo Gentile
           Intelligence e repressione politica. Appunti per la storia del servizio di informazioni SD in Italia 1940-1945

[2]      MARIA GABRIELLA PASQUALINI

           L’ opera di controspionaggio dell’Arma dei Carabinieri dopo l’8 settembre 1943

[3]      Benito Mussolini A Clara

           Tutte le lettere a Clara Petacci 1943-1945 Edizione novembre 2011 Mondadori Electa S.p.A., Milano

[*]      Lo "SD"

(La storia del servizio di informazione super-segreto delle SS di Himmler, lo SD (Sicherheitdienst), rappresenta uno dei centri occulti di   potere più inquietanti del Novecento. Lo SD agiva strategicamente per affermare il potere più assoluto di una nuova aristocrazia, germanica e guerriera, spesso contrastando gli altri gerarchi nazisti. Molto abili nel condizionare la comunicazione, nel diffondere veleni, gli uomini dello SD riuscirono quasi sempre a insabbiare le prove del loro operato, continuarono a condizionare la cultura tedesca da posti di potere occupati nelle Università e nei giornali anche nella Germania democratica del dopoguerra.)


Edoardo Zucca


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